La psicologia di Gesù

Pubblicato da Diego Antonio Nesci il

Siamo fatti di parti. Molte parti che hanno una sfera emotiva, pensieri, parole, atteggiamenti e pulsioni proprie. Lo spiega molto bene Richard C. Schwartz nel suo libro dove descrive il modello dei sistemi familiari interni.

Questo fatto è molto evidente. Ogni volta che riesci a descrivere un tuo comportamento o modo di essere, significa che ne sei già parzialmente distaccato. Se riesci a osservare con lucidità e consapevolezza profonda e dire: “Io penso così” o “Io ho fatto questo, ma in realtà avrei voluto fare quello”, vuol dire che sei capace di vedere quel “io” dall’esterno.

Ma allora: chi è quello che osserva? Chi è colui che dice “io”?

L’“io” che descrivi, che viene criticato o analizzato, non sei tu nella tua essenza più profonda. È solo una parte di te, non è il tuo nucleo autentico. Se sei capace di osservare il tuo pensiero o comportamento da un’altra prospettiva, significa che c’è qualcosa di più vasto e profondo in te: un Osservatore (o Testimone). Ecco perché si può dire che il tuo vero “io” è un Altro.

Quando Gesù afferma: “Io sono la Via, la Verità, la Vita”, sta parlando dalla prospettiva del suo nucleo più autentico, quell’essenza che Lui incarna pienamente grazie alla relazione che ha con il “Padre”.

Tutti noi, invece, tendiamo a identificarci automaticamente con il nostro “piccolo io”, un burattino che di volta in volta è animato dalle varie parti di noi stessi. Ogni parte, quando prende il sopravvento, “indossa” questo burattino e lo fa parlare, pensare e agire.

Il punto è che le nostre parti interne non sono in armonia tra loro. Alcune soffrono e sono emarginate, altre sono immature o svolgono compiti che non appartengono loro, impedendo così l’espressione del proprio talento. Questo è un vero peccato.

Esiste però qualcosa dentro di te che non è una parte, e nemmeno un ruolo, ma è ciò che può entrare in relazione tutte le parti e farle fiorire: è il tuo Io grande. Questo Io grande non si impone, non grida, non prende il comando con la forza. È uno spazio cosciente, un centro capace di ascoltare, accogliere, armonizzare. Ma l’Io grande, per svolgere il suo compito più alto, ha bisogno di affidarsi a qualcosa di ancora più grande che Gesù chiama: il Padre.

Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

Giovanni 14, 6-7

Il Padre è la guida amorevole, la Fonte da cui Tutto deriva. È ciò che Gesù incarna pienamente. L’Io grande si realizza davvero solo quando riconosce il Padre e si lascia guidare da Lui. Solo allora può diventare regista e non più burattino, e tutte le parti, anche le più ferite o disordinate, iniziano a ritrovare il loro posto.

La forza del Padre non sta nell’autorità, ma nell’amore: non costringe, non invade, non umilia. Sta lì, silenzioso e paziente, pronto a guidare se viene riconosciuto. E l’Io grande — se vuole davvero essere se stesso — deve scegliere di lasciare spazio a questa guida.

È questo l’ordine interno che guarisce: il Padre guida, l’Io grande coordina, le parti si affidano. Così, tutto dentro di te trova una direzione, e tu inizi a vivere in pienezza, finalmente intero, finalmente “uno”.

Quando si alimenta questa relazione Padre-Io grande-parti, la prospettiva di visione del Padre molto più ampia, complessa e saggia può apparire difficile da accettare dal punto di vista delle parti, perché come dice il genio del linguaggio popolare “la verità fa male”. Le parti spesso percepiscono come sofferenza ciò che invece è crescita.

Non esistono parti di cattive di te da eliminare. Il più delle volte, le parti sono semplicemente rimaste ancorate e congelate nel passato per esempio a un avvenimento vissuto come traumatico e hanno atteggiamenti infantili. Tutte agiscono allo scopo di proteggere, solo che i comportamenti che mettono in atto risultano spesso disfunzionali.

Se la psicologia deve avere uno scopo, non è analizzare il passato per guarire il “piccolo io burattino” o istruirlo su cosa deve fare. Sarebbe una perdita di tempo. Il vero intento dovrebbe essere conoscere e armonizzare le diverse parti che ci portiamo dentro, quelle derivanti dalla nostra storia personale e familiare, e permettere all’Io grande di emergere sotto la guida del Padre e realizzare una vita più autentica.

L’aspetto straordinario di Gesù come psicologo (perché anche psicologo) è la sua affermazione rivoluzionaria e unica: non solo dichiara di essere il Figlio di Dio e di identificarsi pienamente con il Padre — quello che mi pare Jung chiami , Sibaldi Tutto, l’induismo Atman, il taoismo Tao ecc. ecc. — ma afferma pure che tutti (ma proprio tutti tutti) sono figli di Dio, cioè in una relazione stretta, filiale con il Padre, se ne devono solo accorgere.

Ci invita a smascherare la menzogna più profonda e pervasiva, quella che ci avvolge al punto da diventare invisibile: l’illusione dell’individuo, del non diviso. L’idea che ciascuno di noi sia un monolite, un’entità che trova autenticità, verità e felicità solo nell’autoaffermazione, nel farcela da solo, nel prevalere sugli altri o ignorarli. È un’illusione radicata, ingenua e distruttiva, che anche le nostre parti interne hanno in qualche modo assorbito e replicato. Ma la verità è l’opposto: puoi sperimentare la tua autenticità solo nella relazione con l’altro. È lì che il tuo nucleo trova espressione. Questo è il mistero dell’amore, della coppia, dell’amicizia, della vita stessa.

Gesù ci invita a riconoscere ed alimentare questa relazione essenziale, quella col Padre, l’unica parentela veramente importante e possibile in ogni circostanza. Perchè più ci connettiamo con questo nucleo profondo, più realizziamo i nostri desideri più autentici.

Gesù ci dice: se non capisci, se non sai come fare, basta che segui me. Imita ciò che faccio, lasciati guidare dal mio esempio. Alimenta la tua relazione interiore col Padre, lascia perdere il tuo “io burattino” e dai al Padre il governo della tua vita. Sarai sorpreso nel constatare che quando il Padre guida, ti senti più autentico, più te stesso, di quanto non sia mai stato quando lasciavi che le tue parti interne prendessero il controllo.

Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

Giovanni 5, 30

Del resto, non è un caso che Gesù ci abbia lasciato una sola preghiera, semplice e completa, come una chiave per accedere alla nostra vera essenza: il Padre Nostro.

Padre nostro, che sei nei cieli, si santificato il tuo nome,

venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra

dacci oggi il nostro pane super sostanziale

e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori

e non farci entrare nella prova ma liberaci dal male

Πάτερ ἡμῶν ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς· ἁγιασθήτω τὸ ὄνομά σου,

ἐλθέτω ἡ βασιλεία σου, γενηθήτω τὸ θέλημά σου, ὡς ἐν οὐρανῷ καὶ ⸀ἐπὶ γῆς·

τὸν ἄρτον ἡμῶν τὸν ἐπιούσιον δὸς ἡμῖν σήμερον·

καὶ ἄφες ἡμῖν τὰ ὀφειλήματα ἡμῶν, ὡς καὶ ἡμεῖς ⸀ἀφήκαμεν τοῖς ὀφειλέταις ἡμῶν·

καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν, ἀλλὰ ῥῦσαι ἡμᾶς ἀπὸ τοῦ ⸀πονηροῦ

P.S.

Si, i vangeli sono stati scritti in greco, che era la lingua internazionale dell’epoca vedi qui la Koinè Greca

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Diego Antonio Nesci

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