Più Politica

Pubblicato da Diego Antonio Nesci il

Negli ultimi 30 anni non si è fatto altro che delegittimare la classe politica.

[anche noi in passato siamo stati artefici di questo grave delitto]

In questo contesto i migliori colmi di sdegno vi si sono allontanati; salvo poi struggersi, in privato o in pubblico, per le diseguaglianze di un mondo sempre più piegato dalla tecnica e dalla finanza speculativa, per la mancanza di competenze e meritocrazia oltre che dalle imperiture compagne invidia e stupidità inconsapevole.

Ebbene questo sdegno doveva e deve tramutarsi in servizio. Perché chi può, deve.

Serve più politica.

Si. La politica è allo stesso tempo il problema e la soluzione. Essa però non è qualcosa di astratto, ma si manifesta concretamente dentro e a servizio delle Istituzioni dello Stato. 

Bisogna arrendersi ad un’evidenza: non si può agire in questo processo complesso da soli o peggio ancora in modo scoordinato. Sarebbe come costruire sulla sabbia.

Politica nelle Istituzioni si può e si deve fare dentro e attraverso i partiti politici.

I partiti politici, così malfamati, non sono altro che associazioni. Una forma particolare di associazionismo civile, un corpo intermedio. Solo attraverso di essi si può inverare il compimento dello Stato quale luogo di libertà e prosperità per tutti, in una parola la democrazia.

Il punto è questo: la qualità delle Istituzioni e dello Stato è lo specchio esatto dei partiti politici i quali a loro volta sono lo spechio delle persone che ve ne fanno parte.

Ti senti migliore? Allora invece di odiarli, dovresti entrarci dentro e renderli un posto migliore.

La crisi della politica oggi, è essenzialmente crisi di autorevolezza. Abbiamo così tanto delegittimato la nostra squadra che quando ci serviva per combattere per noi, ci siamo ritrovati senza difesa.

Impegnarsi per ricostituire questa autorevolezza perduta, equivale a un sacrificio enorme. 

La politica infatti, per come la vedo io, è una missione. 

Altro che “NO alla politica come professione”. 

Baggianate.

È molto più di una professione. È quasi come fare il prete o la suora.  

È una vera e propria vocazione che richiede di donare fino all’ultima energia.

Lo sanno bene i cari di chi fa davvero politica (consigliere comunale o ministro cambia poco) per cui non c’è festa, non c’è riposo, non c’è tempo libero ma soprattutto non c’è riconoscenza.

Perché è così: “la messe è abbondante ma sono pochi gli operai”.

Quindi se non sei disposto a questo sacrificio, non perdere tempo a blaterare cose insensate o irrealistiche. Perché fra commentare una partita e andare in campo c’è molta differenza.

Vedete cari internauti, amici e odiatori: non vi è destino senza storia. 

“Non possiamo leggere la nostra storia come una serie di parentesi. La continuità non può essere interpretata attraverso una disanima delle polemiche retrospettive come una circolarità. Il nostro compito non è quello di pensare al futuro come ritorno ma è quello di pensare al nostro ritorno al futuro” (M.M.).

Ho la velleità di definirmi un aspirante cristiano. Ecco, fare politica per un cristiano equivale a vivere costantemente un paradosso: è allo stesso tempo impossibile e doveroso. Chi può, deve.

Auguri, a tutti i chiamati a questa missione.

“Non sia turbato il vostro cuore” è un ottimo modo di consumarsi, un ottimo modo per mettere la propria vita al servizio degli altri.

Categorie: Politica

Diego Antonio Nesci

Cercatore

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *