TEMPI NUOVI

Pubblicato da Diego Antonio Nesci il

Tempi Nuovi Popolari Uniti – 14 luglio 2023 – Roma Via Aurelia 208 – Casa Bonus Pastor
COME TRASFORMARE IL PRESENTE – Riflessioni sull’impegno pubblico dei cattolici

Intervento di Diego Antonio Nesci
IL PARTITO COME STRUMENTO DECISIVO PER TRASFORMARE IL PRESENTE
Un pomeriggio, mi trovavo a Montecitorio, presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati,
avevo organizzato lì un convegno politico, e pronunciai dal podio queste stesse parole che mi valsero, mio
malgrado, uno sfottò in prima serata, da parte dei comici Luca e Paolo, nella trasmissione “DiMartedì”, ebbi a
dire: la Pace e la Guerra, molto spesso, dipendono dalle vibrazioni che l’aria trasmette passando per la laringe.
È per questo che la parola è già di per sé un atto, è già di per sé un’azione che produce degli effetti reali.
Ecco, adesso proverò a dire, ancora una volta, delle parole guerriere cioè delle parole autentiche, piene di
speranza, di bellezza, di coraggio, di amore per la Politica – la più alta e la più grande fra le Scienze e fra le Arti,
Ipse Dixit.
Mi chiamo Diego, ho 33 anni, sono un cattolico praticante e quindi, a mio parere, un aspirante Cristiano. Oggi
ho l’ardire di condividere con voi un mio grande desiderio: il ritorno al futuro della Politica Italiana.
Viviamo Tempi Nuovi è vero, infatti, per parafrasare il Maestro, noi siamo qui riuniti per mettere vino nuovo in
otri nuove; non siamo qui per abolire il passato, ma per lavorare insieme al compimento della nostra
Democrazia, che seppur matura, è lungi dall’essere compiuta.
La mia rapida riflessione sull’impegno pubblico di noi cattolici è questa, disarmante nella sua semplicità,
l’impegno non deve e non può essere solo pubblico ma deve essere squisitamente politico. Lo dobbiamo dire
con forza e senza infingimenti a partire dai titoli dei nostri convegni.
Cari amici, siamo nel deserto, e lo sappiamo, ma dobbiamo farci coraggio e spezzare ogni sorta di idolo che ci
tiene incatenati, si chiami Matteo, Carlo o Marina non è importante. Dobbiamo ricordarci di essere Figli, Figli di
una Storia con la “S” maiuscola, che oggi ci chiede, a mio avviso, un nostro impegno nella Politica attiva, sotto
l’egida di una bandiera unitaria: sto dicendo che abbiamo bisogno di un Partito.
Non di una zattera, non di una piattaforma ma di un Partito, che si innesti, oggi, nell’agone politico e crei
attraverso la sua chiara e nitida identità, il clima adeguato al formarsi di un’area moderata, che è maggioranza
nel Paese, ispirata alle radici Cristiane dell’Europa, alla tradizione del popolarismo, e che si prenda l’onere di
governare i giganteschi processi, gli spaventosi cambiamenti – epocali e planetari – che il Paese deve affrontare.
Lo sviluppo delle tecnologie della comunicazione, l’intelligenza artificiale, gli allarmi climatici, l’inquinamento
legato al consumismo sfrenato, gli effetti caotici della globalizzazione quali le migrazioni, le nuove epidemie, le
disuguaglianze crescenti e la crisi delle ideologie politiche del Novecento, stanno conducendo il mondo verso
dimensioni del tutto inedite, ancora inesplorate.
Guardate, lo voglio dire alla mia generazione, una generazione che oscilla ogni giorno e pericolosamente fra
depressione e superbia: guardate bene – guardate bene – perché il problema è la soluzione! Questo ci stupisce
vero? ma come? Come può essere una cosa sia il problema che la soluzione? Bisogna prenderne coscienza,
perché le cose più semplici spesso sono le più difficili da vedere.
Il nostro problema è la politica certo, a cui non diamo credito, ma la soluzione è la Politica. Ci vuole più Politica,
non meno. Più politica ci serve.
Negli ultimi 30 anni non si è fatto altro che delegittimare la classe politica.
In questo contesto, i migliori o quelli che si credono tali, uomini e donne pieni di sdegno, disillusi, spaventati,
arrabbiati, si sono allontanati dalla politica; salvo poi lamentarsi, in privato o peggio ancora in pubblico, per le
diseguaglianze di un mondo sempre più piegato dalla tecnica che ci invade la vita, per i disastri della finanza
speculativa, o per la mancanza di competenza e di meritocrazia nella classe dirigente oltre che per le imperiture
compagne invidia e stupidità non consapevole che vanno sempre a braccetto. Sentite Jung che dice a tal
proposito: “supponendo generalmente che l’uomo sia ciò che la sua coscienza crede di essere, si ritiene di
essere inoffensivi, aggiungendo così stupidità alla malvagità.” Se pensi di essere inoffensivo, ti sbagli di grosso,
stai aggiungendo stupidità alla malvagità.
Ebbene questo sentimento di indignazione doveva ieri ma deve a maggior ragione oggi, urgentemente,
tramutarsi, in servizio. Perché chi può, deve. Dunque: Serve più politica. Il problema è davvero la soluzione.
Ma la politica, dicevo, non è qualcosa di astratto, essa si manifesta concretamente dentro e a servizio delle
Istituzioni dello Stato, solo attraverso i partiti.
Bisogna arrendersi a questa evidenza: non si può agire in questo processo complesso da soli o peggio ancora in
modo scoordinato.
I partiti politici, così malfamati e demonizzati, non sono altro che associazioni – lo dico ai miei coetanei. I partiti
sono una forma particolare di associazionismo civile, un corpo intermedio. Ah, che bella parola: corpi intermedi.
Solo attraverso i corpi intermedi, si può inverare il compimento dello Stato quale luogo di libertà e prosperità
per tutti.
Il punto è questo, dirò una banalità, la qualità della nostra vita dipende dalla qualità delle Istituzioni dello
Stato, che sono lo specchio esatto dei partiti politici, i quali a loro volta sono lo specchio delle persone che ve
ne fanno parte.
Quindi la nostra tradizione, la nostra coscienza, la nostra intelligenza ci impone come un dovere di unirci e di
metterci in gioco con la chiarezza della nostra identità.
Io, sono qui a dire oggi, facciamo presto. Ho un grande desiderio, la nascita di un grande partito popolare, dove
potermi sentire a casa.
Vi parlo in questi termini perché voglio manifestare chiaramente un problema pratico che penso affligga o che
dovrebbe affliggere la mia generazione. Il bisogno è questo: da cattolico, mi serve lo strumento partito per
trasformare il presente.
Mi serve una casa. Dove crescere, studiare, incontrare gli altri, dove pensare, progettare e creare percorsi politici
reali.
Un certo Pasolini che aveva ampiamente previsto la completa e totale spoliticizzazione dell’Italia. Diceva: “Si lo
so: i comitati di quartiere, la partecipazione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso… Ma sono tutte
iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche”. Altro che brigate di cittadinanza. Quella non è
politica, sono solo tristi boutade che non fanno più ridere.
Questo, invece, ci dobbiamo porre: l’obiettivo di contrastare con fervente passione la radicale spoliticizzazione
dei cittadini che sono privati ormai di valide prospettive interpretative per vivere pienamente il proprio tempo
e la propria vita. Ma dobbiamo capire che avere chiavi interpretative equivale ad avere un bisogno primario,
come bere e mangiare. Tutti noi abbiamo fame e sete di chiavi interpretative e siccome non li troviamo più nel
partito, perché non ce l’abbiamo, non li troviamo in famiglia, a scuola, in parrocchia, e allora è chiaro che finiamo
per berci quelle della pagina Instagram della Ferragni o del Guru carismatico di turno. Siamo noi stessi i complici
inconsapevoli di un incantesimo, direi in alcuni casi: di incubo.
Dobbiamo invece con coraggio innescare questo processo senza preoccuparci troppo di occupare o possedere
questo o quello spazio.
Ma cosa diremmo di un cavaliere che va in battaglia senza il cavallo? Ma che è un pessimo cavaliere no? Io mi
domando e dico, come può una persona, oggi, restare in Italia e lottare per i propri diritti, senza avere un partito?
Soprattutto dico io: rivendicare il diritto di essere messi nelle condizioni di adempiere ai propri doveri, di uomo,
di donna, di cittadino, di lavoratore, di genitore. Come si fa a trasformare davvero il presente senza lo strumento
partito?
Ma qui bisogna intendersi bene, bisogna capirsi bene però, io desidero, un partito che non può essere un partito
personale, che non può essere nostalgico, che non può essere senza radici esplicitamente cristiane, un partito
che soprattutto non abbia, questa maledetta paura delle correnti. Ma un partito di massa senza correnti che
cos’è? Il partito Comunista Cinese? Ma scherziamo?
Il punto è questo: ci serve, mi serve un grande partito moderato, di massa, popolare, con una seria democrazia
interna, che torni ad essere il luogo di incontro fra gli Intellettuali e il popolo (ripetere 2 volte) – e su questo
incontro che si gioca, ieri oggi e sempre, l’evoluzione della società. Un luogo quindi di una formazione e un
dialogo permanente tra generazioni, dove poter pensare insieme. Solo questo può darci la forza. La forza dello
Spirito, del Pensiero. Non siamo più abituati a pensare insieme, proprio perché ci mancano i luoghi per farlo.
Insomma, in conclusione, ho già finito il mio intervento, voglio ribadire che la crisi della politica oggi, è
essenzialmente crisi di autorevolezza.
Impegnarsi per ricostituire questa autorevolezza perduta, però equivale a un sacrificio enorme, ce lo
dobbiamo dire.
La politica, infatti, per come la vedo io, è una missione. È come fare il sacerdote o la suora. È una vera e propria
vocazione che ti richiede fino all’ultima energia. Lo sanno bene chi ha fatto seriamente politica (consigliere
comunale o ministro cambia poco) per cui non c’è festa, non c’è tempo libero ma soprattutto non c’è
riconoscenza. Perché è così e lo sappiamo: “la messe è abbondante ma sono pochi gli operai”.
Noi sappiamo bene, e mi piace riferire qui un inciso di Mino Martinazzoli, che “non vi è Destino senza
Storia. Fare politica per un cristiano, -diceva- equivale a vivere costantemente un paradosso: è allo stesso
tempo impossibile e doveroso”.

Allora Auguri, a tutti noi chiamati a questa missione. Non sia turbato il nostro cuore perché servire gli altri,
attraverso la Politica, è un ottimo modo di consumarsi, e dare così senso alla propria vita.


Vi saluto con questo pensiero di McLuhan sentite che bello:
“Viviamo in un’era di transizione, di profonde sofferenze e di una tragica ricerca dell’identità, ma l’agonia
della nostra epoca coincide con le doglie di una rinascita. Nei prossimi decenni spero di vedere il Pianeta
trasformarsi in una forma d’arte. L’uomo nuovo integrato all’armonia cosmica che trascende il tempo e lo
spazio accarezzerà, plasmerà e modellerà ogni sfaccettatura dell’artefatto terrestre come se fosse un’opera
d’arte e l’uomo stesso diventerà un’organica forma d’arte. C’è molta strada da percorrere e le stelle non sono
altro che stazioni di cambio lungo la via. Essere nati in quest’epoca è un dono prezioso”.
Coraggio e auguri. Grazie.

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Diego Antonio Nesci

Cercatore

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