Il Senso di Parole Guerriere

Pubblicato da Diego Antonio Nesci il

Questo ciclo di incontri, iniziato nel 2017, nasce, cresce e continua a camminare, dalla consapevolezza dell’enorme potere creativo della parola e dalla consapevolezza della dinamica essenziale che sottende l’agire dell’Essere Umano, l’agire di tutti noi, e cioè la dinamica: pensiero-parola-azione La Guerra o la Pace, molto spesso, dipendono dalle vibrazioni che l’aria trasmette, passando per la laringe. E’ per questo motivo che la parola è già di per sé un atto, è già di per sé un azione che produce degli effetti, reali. Allora, Perché Parole Guerriere? Perché siamo dei guerrafondai? no. Parole guerriere, innanzitutto,  per ricordarci che è illusorio e devastante pensare di poter eliminare i conflitti, il conflitto è ineludibile non si può eliminare anzi il conflitto è il carburante essenziale per la trasformazione, per l’evoluzione. Non si può pensare di appianarlo col buonismo o peggio ancora di nasconderlo sotto il tappeto, tutta la psicanalisi nel 900 ci ha dimostrato che il rimosso, ritorna più forte di prima. Bisogna invece imparare a sublimarlo a mediarlo a farlo fruttare portandolo a un livello superiore grazie ad una prospettiva umana più elevata. Quindi le parole sono guerriere, sostanzialmente quando sono autentiche, cioè quando il pensiero-la parola-e l’azione sono allineate tra di loro, internamente coerenti. Allora in questo caso l’azione che ne scaturisce è molto potente e porta frutto Al contrario, se pensiamo una cosa e ne diciamo un’altra e ne facciamo un’altra ancora allora sorgono i problemi: inizia una specie di schizofrenia che porta alla morte, alla morte dell’entusiasmo, alla violenza, alla depressione, alla passività, all’impotenza, . E lo sappiamo che questo è vero e reale, sappiamo quanto sia difficile mantenerci integri con quello che intimamente sentiamo rispetto alle azioni. Lo sappiamo bene perché lo sperimentiamo, ogni giorno nelle nostre vite. In famiglia come al lavoro, a casa, come in parlamento, lo vediamo nelle relazioni interpersonali come in quelle internazionali. Il micro è davvero uguale al macro. Anche se tutti noi ci ostiniamo a non crederci. È l’ora della scelta! È, in ogni momento, l’ora della scelta. Continuamente, ognuno di noi nella vita è chiamato a scegliere chi o cosa essere. Ogni volta ci si apre davanti un bivio: fare quel che sentiamo essere giusto o quel che, apparentemente, ci conviene. Molte volte è semplicemente la paura che ci domina, paura delle ripercussioni delle nostre scelte su di noi e sugli altri. Questo dilemma comune a tutti noi, diventa ancor più rilevante in politica, o per i politici, che rappresentando intere comunità, sono chiamati a prendere delle decisioni loro si anche per “gli altri”. Mi seguite in questo discorso, in questo schema possiamo arrivare a dire che il dilemma principe per un politico/a è la scelta di basare il suo operato sulla verità o sul consenso? Ma io mi chiedo e vi chiedo: ci può essere consenso (soprattutto a lungo termine) senza verità? La nostra convinzione è appunto che la Verità, la Bellezza, l’Energia – motori del vero cambiamento –  nascono dall’incontro con “l’altro”, possibile solo con il coraggio e lo sforzo dell’autenticità e dell’ascolto È per questo che abbiamo fortemente voluto abbandonare la parola “seminari” è introdotto la parola “incontri”. Come abbiamo voluto abbandonare la parola “rivoluzionari” e introdotto “EVOLUZIONARI” Non per un semplice spirito di renovatio per questo nuovo ciclo. La motivazione è simbolica ed a che fare col senso delle parole. La Rivoluzione, come sapete, è prima di tutto un concetto fisico, la rivoluzione di un pianeta  è il movimento che un pianeta compie attorno a un centro, per esempio quello terra intorno al Sole dura 365 giorni, ed è il tempo che ci mette la Terra per fare la sua rivoluzione e ritornare esattamente nella posizione di partenza. Cambiare tutto per non cambiare niente. Ome ci insegna la storia Infatti, dopo la rivoluzione francese, è arrivato Napoleone. Crediamo invece che siamo chiamati a ben altro. Quello che stiamo vivendo un tempo inedito, di rottura, di soglia. Tanti autori parlano esplicitamente addirittura di svolta antropologica. Questa svolta avverrà solo se riusciremo a fare un radicale mutamento nel modo di pensare, di giudicare, di sentire: i greci la chiamavano questa cosa metànoia. Lo sviluppo delle tecnologie della comunicazione, gli allarmi climatici, l’inquinamento legato al consumismo sfrenato, gli effetti caotici della globalizzazione, le migrazioni, le disuguaglianze crescenti, e la crisi delle ideologie politiche del Novecento, stanno conducendo il mondo verso dimensioni del tutto inesplorate. ​Ci aspetta una trans-formazione interiore/intima e sociale insieme. È un lavoro veramente ciclopico di destrutturazione ed integrazione della nostra identità, del nostro io, della nostra vita quotidiana, delle nostre abitudini, delle nostre relazioni  che dovranno essere vissute con modalità radicalmente diverse da quelle, non degli ultimi secoli ma  degli ultimi 10.000 anni almeno. Fare rivoluzione, ha significato fino ad adesso, cambiare tutto per non cambiare niente. Questo non ci appassiona. La mia generazione ha voglia di andare oltre. Oltre il capitalismo/neoliberista -per esempio- convinti che lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo non sia un destino ineluttabile. La grande trappola di tutto questo lavoro deve essere interiore ed esteriore insieme è  che si fermi alla superficie. Che resti solo narrazione e non si incarni nelle relazioni reali, quotidiane. Che resti, come sempre, un gioco di potere. Abbiamo bisogno – invece – di fare un salto, un salto evolutivo. L’intento di Parole Guerriere resta sempre ostinatamente uguale e cioè quello di sollecitare la classe politica, a confrontarsi sulle grandi questioni: sociali, tecnologiche, climatiche, demografiche e geopolitiche che hanno a che fare con il destino del Pianeta e dell’Umanità, per avere la forza, di andare oltre alla logica della ricerca affannosa del consenso di breve periodo.  Perché solo partendo dai grandi e immanenti temi etici e filosofici è possibile ridare uno sguardo lungo e un senso profondo all’agire politico.

Diego Antonio Nesci

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