Sei liber@ (?): attenti al verbo essere!

Pubblicato da Diego Antonio Nesci il

Questo articolo poteva intitolarsi in tanti modi:

Se non hai un ruolo, allora chi sei?

Oppure

Avere o essere.

Oppure

Essere o non essere ? Questo è il problema.

Oppure

Chi essere?

Oppure

Dal senso di colpa al senso di inadeguatezza.

Oppure

Identità VS libertà.

Insomma hai capito.

Ma andiamo al dunque: tu, lo sai chi sei?

La risposta a questa domanda è più vicina ad un mistero che a una cosa che si può capire (capere = contenere).

Allora, l’identità è fondamentalmente un gioco relazionale, deriva cioè dal riconoscimento degli altri o dell’altro. Della mamma, del compagno di classe, della fidanzata, del datore di lavoro, del pubblico che ti batte le mani ecc.

Ti chiederai, ma se la mia identità la costruisco in base agli altri, allora dove sta la mia libertà?

“Gli altri” sono il problema minore car@ amic@ mi@. Vogliamo parlare della genetica, del clima, della posizione sociale e del peso dell’albero genealogico, solo per dirne alcune ? Insomma, la libertà è davvero un argomento tosto.

Potremmo dire che la libertà per l’umanità è solo in potenza.

L’essere umano è l’unico essere del cosmo che avendo “piena” coscienza di se può agire la libertà, ma padroneggiarla è un altro paio di maniche.

Possiamo dire che la libertà ce l‘abbiamo in potenza ma che c’è bisogno di un duro lavoro per raggiungerla. Essa è direttamente proporzionale alla consapevolezza che ognuno ha di se stesso.

“Oh uomo conosci te stesso e conoscerai l’universo e gli Dei” disse l’oracolo di Delfi.

Ma per iniziare il cammino verso la libertà devi morire. Si, hai capito bene. Devi morire a te stesso.

Devi iniziare da capo. Devi affrontare un’iniziazione.

La questione dell’iniziazione è molta antica, sempre esistita in tutte le civiltà e le epoche. C’è stato sempre qualcuno che non avendo niente di meglio da fare – evidentemente – si è posto il problema della libertà e che prendendo sul serio, cioè sul gioco, l’argomento ha capito di non essere affatto libero e si è messo a cercare.

La maggior parte delle persone, di converso, sono molto affezionate alle proprie catene anzi tutta la nostra Storia ci insegna che se cerchi di liberarle sicuramente cercheranno di ucciderti. Non è uno scherzo, si adopereranno per eliminarti. Vedi il “mito della caverna” per conferma, l’ultimo uscito di Platone, famoso influencer.

In soldoni l’iniziazione – nella sua prima parte – è:

la libertà di plasmarsi un’identità a partire dal fiorire della propria unicità liberandosi da un’identità derivata da una codificazione che gli è stata attaccata. Dal DNA all’ambiente.

La libertà consiste nel liberarsi di questa identità. Per intenderci meglio: liberarsi da qualsiasi automatismo. Se prendi sul serio, cioè sul gioco, questa faccenda, per liberarti, perdere, sciogliere tutti gli automatismi: devi morire. Bisogna fare l’esperienza della morte.

L’iniziazione non è altro che l’esperienza della morte, nella vita. Intuirai, quindi, che vale anche come preparazione alla morte per antonomasia, quella del corpo fisico con in quale inevitabilmente ci identifichiamo di più.

Pochi riflettono – forse non ne hanno idea – sul fatto che la nascita dell’”io”è una novità nella storia dell’umanità. Impulso fondamentale a questa nascita lo ha dato il Cristo. Il culmine del processo è il mistero del Golgota, ma di questo non possiamo e non dobbiamo trattare qui e adesso.

Problema iniziale: siamo legione.

Quanti “io” abbiamo ? Almeno 4. Quando dico almeno è solo per non farti avere delle vertigini. È molto più realistico affermare che ognuno di noi è un popolo. Tutte le tradizioni religiose l’hanno sempre saputo benissimo. Questo popolo va governato. Bisogna scegliere la forma adatta di governo. Non hai idea di quanto sia faticosa questa cosa. O meglio ce l’hai eccome (!), ma avviene tutto in automatico dentro di te. Intendiamoci: questo non vuol dire che non provochi sofferenza, anzi.

Ecco, vediamo quali sono le 4 principali tribù di questo popolo. Prendo me stesso come rappresentante dell’essere umano [non è male partire dalla consapevolezza di essere un rappresentante dell’intera umanità, te lo consiglio]

Io1: Diego Antonio (identità sociale derivata dal riconoscimento degli altri; nel mio caso avere un doppio nome mi ha avvantaggiato nel capire che le forze che ci abitano sono tante).

Io2: Nesci (il problema dell’albero genealogico).

Io3: specie (rappresentante dell’umanità).

Io4: trascendente (siamo figli di Dio cioè abbiamo anche una discendenza spirituale, siamo abitati e visitati dal logos: questo è un grosso problema per la razionalità/cervello sinistro).

L’essere femminile è intrinsecamente avvantaggiata in questa consapevolezza specifica e cioè  di essere tutti in principio molteplici. La donna infatti a livello di specie, crea la vita, che viene custodita nel Suo grembo per nove mesi prima di sbocciare. Ella ha innata nel suo destino biologico l’esperienza di riduzione drastica del proprio “io” per far spazio all“io” del bambino. Ha una marcia in più, in tutti i sensi, perché è costretta, naturalmente (parola molto sospetta), a vivere una forma di iniziazione.

Intendere questo è solo l’inizio di un duro lavoro iniziatico.

Basti pensare, per introdurre il prossimo argomento, che la follia è l’uscita dall’identità cioè da un ordine. Se abbandoni l’ordine, entri in un mondo disordinato, irrazionale, un mondo contraddittorio, il mondo dell’onnipotenza, del mescolato, dell’indifferenziato, di Dio. È strano che nella parola Dio ci sia la parola “io”. Non trovi?

L’”io” e cioè l’essere umano così come lo “conosciamo” in questa nostra epoca (diciamo dalla scrittura in poi), nasce allor quando esce dalla guida di Dio, dall’immersione in Dio. Da qui la caduta, il peccato originale. Esce, dal paradiso, dal grembo. Infatti tutti gli uomini tendono a volerci rientrare. Nei maschi questo volerci rientrare a tutti i costi e quale che sia il grembo/sesso femminile, si esibisce quasi spasmodicamente e buffamente.

Tutto qui sulla Terra è metafora dei mondi spirituali.

La vita, infatti, è necessaria quanto la morte. Ma non per sempre. Così, almeno, ci è stato rivelato dal capellone israelo-palestinese.

Il “progetto uomo” sarà molto entusiasmante, ricco di colpi di scena, lunghissimo. Bada bene: è verso Dio l’unico cammino verso la libertà. Verso il Dio che si è fatto Uomo.

Bisogna riappropriarci del concetto di Dio. Tutti hanno paura ad usarlo in questo momento storico. Capisco molto bene perché. Non hanno tutti i torti ma nemmeno tutte le ragioni. Volenti o nolenti la parola per esprimere quel concetto è quella.

Ci vuole pensiero, sentimento e coraggio.

Per provare ad essere veramente liberi bisogna cominciare ad accordarsi.

Continua…

forse…

Se almeno tre persone me lo chiedono. D’altronde viviamo del riconoscimento degli altri, o tu sei liber@?


Diego Antonio Nesci

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1 commento

ottavio romano · Gennaio 28, 2019 alle 8:50 pm

Continua così non sei più all’inizio , hai superato il punto 0

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