Ogni giorno Shoah: una riflessione su questo mondo

Pubblicato da Diego Antonio Nesci il

Il giorno della Shoah e cioè del ricordo dell’Olocausto degli Ebrei d’Europa ad opera del regima Nazista di Adolf Hitler in Germania che era, anche allora,  una delle Nazioni più colte e sviluppate del Mondo: ci deve far riflettere e molto.

La stessa dicitura usata dai nazionalsocialisti “Soluzione finale della questione ebraica” e cioè l’idea di sterminio di un particolare popolo, il “Popolo Eletto“, ci fa capire come l’antisemitismo non fosse cosa nuova sotto il cielo inventata da un uomo psicopatico, basso, coi baffetti che da bambino sognava di fare il pittore ma al contrario era una lunga, lunghissima storia di vessazione del Popolo Semita che mette in causa tutti, anche e purtroppo la Chiesa Cattolica, e che non è ancora finita, penso all’annosa questione Israelo-Palestinese in corso [che non possiamo approfondire qui].

Non possiamo certo dire che sia un popolo fra gli altri. La storia del popolo Ebraico è davvero strana, intrisa di rapporto col divino. Ci spinge a cercare, a restare umani, a farci ancora la domanda delle domande: “perché?”. I suoi figli, non sono certo stati ininfluenti per la storia del Mondo: Marx, Einstein, Freud, Wittgestien, Russel, Fromm, Kafka, Baumann… solo per citarne alcuni. Anzi, pare proprio ci sia una strana concentrazione di intelligenza in mezzo a loro.

Mi sembra importante sapere che la pratica dei campi di concentramento non è iniziata né è finita in Germania dopo la seconda guerra mondiale. Ma è altrettanto importante specificare che quello dei Nazisti fu il più grande, organizzato e spietato tentativo di sterminio di un intero popolo registrato nella storia dell’umanità. Rappresenta un unicum. Infatti, per la prima volta, con un gigantesco apparato amministrativo si è implementato un programma dettagliato e burocraticamente organizzato finalizzandolo alla cancellazione fisica di un popolo. Niente era spontaneo o lasciato al caso. La disumanizzazione era diventata un processo sofisticato ed efficiente: inarrestabile. Risultava difficile da mettere in discussione, soprattutto, perché il processo era spezzettato. Pochissimi riuscivano a vedere il quadro completo. Ognuno dei protagonisti era responsabile solo di un pezzettino di disumanizzazione ed era chiamato ad eseguire la sua mansione pedissequamente, obbedendo al suo diretto superiore: come succede in fabbrica con il metodo della “catena di montaggio” o in un apparato burocratico qualsiasi come, non so, le “Poste”. Così funzionavano i campi, così si annienta un essere umano: un pezzettino alla volta.

Il primo “campo di concentramento” di cui si ha notizia appare a Cuba nel 1896 per mano spagnola; il contesto è quello di una insurrezione coloniale e i motivi sono quelli della sicurezza, ed il fine è quello di recludere la popolazione civile per non confonderla con gli insorti, quindi in qualche modo proteggerla dalle rappresaglie spagnole. Oltre 400 mila persone furono “riconcentrate” in svariati campi in condizioni di deprivazione totale che provocarono altissimi tassi mortalità. Nel 1900, nell’ambito della terza guerra anglo-boera in Sud Africa, 120 mila boeri furono internati in dei campi recintati per la prima volta col filo spinato precedentemente utilizzato solo per recintare il bestiame.

Oggi, il casino combinato in Libia con la destituzione di Gheddafi grazie alle bombe lanciate “per non spegnere e ravvivare il sogno imperialista francese 2.0” non ci fa per nulla pensare di essere entrati in una nuova storia e un nuovo mondo di pace e prosperità grazie all’Unione Europea. Infatti abbiamo le prove che cose molte vicine a campi di concentramento esistono proprio qui e ora a pochi kilometri da noi.

Il problema è serio e molto grosso. Ci sono dentro: inediti cambiamenti climatici, le incredibili disuguaglianze, le grandi migrazioni, il nostro paradigma industriale basato sulle fonti fossili, il neo colonialismo ecc. ecc. Tutto questo tende a non interessarci perché ci spingerebbe a Rivoluzionare i nostri stili di vita e di pensiero.

“I poveri si abbracciano, non si contano. Eppure v’è chi tiene la statistica dei poveri e ne ha paura: paura di una pazienza che si può anche stancare, paura di un silenzio che potrebbe diventare un urlo, paura del loro lamento che potrebbe diventare un canto, paura dei loro stracci che potrebbero farsi bandiera, paura dei loro arnesi che potrebbero farsi barricata”. (Primo Mazzolari)

In questa chiave, spero che i popoli africani abbiano la forza di farsi bandiera e barricata per emanciparsi e insegnarci la nuova umanità.

Serve “una Politeia per un’Europa Diversa, più Forte, più Equa”! #Europee2019

#PG: “Serve un Pensiero Originale e veramente Trasversale in grado di alimentare una Rivoluzione Politica: Permanente, Democratica, Pacifica e Gioiosa.”


Diego Antonio Nesci

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